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416 La Conquista di Roma

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:420|3|0]]soglia delle porticine si vendono dei fiori: anche qui, entrando, ne ho visti. Pare che trabocchino dalle case. Mi pare che in questa piazza sieno tutte case di felici: tanto sole, tanta primavera, tanta bellezza! Non siete felice voi, amico?»

«Sì,» disse lui, profondamente.

«Iddio vi assista,» diss’ella a voce bassa, congiungendo le mani, come se pregasse.

Acuto l’odore delle rose di maggio. Ella ne odorò una a lungo.

«E in fondo alla piazza, per contrasto a tanta chiarezza, ai bei palazzi bianchi, alle ricche botteghe d’oggetti d’arte, quanto è mai strano quel grande palazzo bigio, severissimo, su cui stanno scritte le parole: Propaganda Fide! — Propaganda Fide! non vi sembra che queste due parole abbiano qualche cosa di vasto e di misterioso, che si allarghino repentinamente per tutto il mondo? Io spero che voi siate credente, amico.»

«Se voi credete, io credo, Angelica.»

«È così volgare essere atei! La religione è bella, è buona, vale molto più di molte cose che il mondo apprezza. Siete mai stato in qualche chiesa di Roma?»

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