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La Conquista di Roma 417

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«Ho visto le basiliche per curiosità di arte.»

«Sì, sì, sono grandi chiese vuote, non servono a nulla. Bisogna vedere le piccole chiese di Roma, quelle che servono per pregare. Ve n’è una quassù, la Trinità, dove cantano le monachelle, ogni domenica, dietro la grata: che soavità di canto! Non le vedete, vi sembrano anime esalante il loro amore e il loro dolore. Ci andremo una volta insieme, dite, nevvero?»

«Se voi volete, io ci verrò.»

«Io vorrei che pensaste quello che penso, amico mio: vorrei che sentiste quello che sento. Non indovinate, forse?»

«Vi voglio tanto bene, indovinerò,» disse lui, con quella soffocazione di voce che gli veniva quando le parlava del suo amore.

«Non dite questo,» ella mormorò arrossendo come una fanciulla, «avevate promesso di non dirmelo.»

«È che, talvolta, ciò è più forte di me. Lasciatemelo dire, qualche volta, Angelica: siate dolce, voi che siete la dolcezza. Io vi voglio tanto bene, tanto bene, che me ne muoio. Sono solo, non amo altri, non debbo amare altri, voglio bene a voi, Angelica.»

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