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La Conquista di Roma | 425 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:429|3|0]]giovedì, sì, giovedì, credo di poter venire giovedì.»
«Non prima?»
«Chissà! forse potrei, un minuto, in uno di questi tre giorni... ma giovedì, sicuramente. A rivederci, amico.»
«Oh restate!...» egli gridò, trattenendola per la mano.
«È una fanciullaggine: a rivederci,» e fuggì per le scale, come liberata.
Immediatamente egli sentì come mancarsi la vita: pareva che tutto il sangue gli fosse andato via, per una ferita. Non dette neppure un’occhiata al salotto dove erano stati, al posto dove si erano seduti accanto: prese il cappello e scappò via, nella necessità di raggiungere Angelica, nella folle speranza di raggiungerla. La piazza, piena di sole, nel mezzogiorno, lo abbagliò: e istintivamente si buttò per via dei Condotti. Ma non vedeva in niuna parte il bel vestito bigio e la veletta bianca: a mezza strada tornò indietro, si mise a correre verso Propaganda Fide, quel nome gli era rimasto, si perdette per S. Andrea delle Fratte, la Mercede, San Silvestro, come istupi-
Serao — La Conquista di Roma |
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