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430 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:434|3|0]]fra un giornalista e un deputato; chiesero il suo parere: egli fece vedere la sua indifferenza.
Tutte quelle voci alte o basse finirono per dargli un gran fastidio. Aveva caldo, ora: si sentiva male, in quell’ambiente: vi soffriva, non poteva più respirare. Uscì precipitosamente, prese una carrozza, difilato si recò al suo quartierino di Piazza di Spagna. Ivi si buttò a braccia aperte sulla poltrona dove Angelica si era seduta, appoggiata, e vi pianse su tutte le sue lagrime.
VI
Angelica mancava, quasi sempre, agli appuntamenti. Talvolta, alla sera, offrendogli una tazza di thè, gli diceva, in fretta, sottovoce: «Domani, alle due.»
«Certo?» domandava lui, già deluso varie volte.
«Certo: non ne dubitate.»
E avendo fede in quella parola, la notte, la mattina seguente, di quella parola viveva.
Venivano le due: ella non veniva; egli cominciava per credere a un ritardo, pazientava, non si levava dal suo posto, per andare sino al