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452 La Conquista di Roma

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«A piacer vostro,» rispose Sangiorgio, con lo stesso tono di voce, avendo inteso tutto. «Andiamo.»

Si avviarono per Piazza Colonna, taciturni, fumando i loro sigari, guardando le loro ombre che si disegnavano in terra, in quella notte lunare. All’angolo di Via Cacciobove, Sangiorgio volle voltare.

«Di qua?» domandò don Silvio, con un dubbio.

«Già.»

«Non abitate voi, Sangiorgio, in Piazza di Spagna, numero 62?»

«Avete ragione, don Silvio,» soggiunse ancora Sangiorgio, con freddezza.

Camminarono pel Corso, sempre senza parlarsi, incontrando quelli che uscivano dai teatri estivi, il Quirino, il Corea, l’Alhambra, e che malgrado la notte, riconoscendo l’alta statura del vecchio ministro, se lo indicavano, sottovoce, voltandosi ancora a guardarlo, pigliando Sangiorgio per un segretario, per un impiegato. Andavano lenti lenti. A Via Condotti non incontrarono più nessuno: nessuno a Piazza di Spagna. Il portoncino numero 62 era chiuso, ma

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