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454 | La Conquista di Roma |
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«Irresistibile.»
«Avete torto, Sangiorgio,» soggiunse don Silvio, con molta dolcezza. «Perchè mi uccidereste? Sono vecchio, vecchio assai: quello che voi non farete, farà naturalmente la morte.»
«Don Silvio!...» gridò l’altro, colpito improvvisamente.
«È così: ho settantadue anni, ma ho vissuto la vita di tre uomini. Sono stanco e rifinito, dentro, come nessuno s’immagina. Cadrò, quandochessia, di un colpo solo. Mi potreste esser figlio, Sangiorgio: non vorreste uccidere vostro padre, voi, per raccoglierne l’eredità.»
«Don Silvio, don Silvio, non dite!...»
«Lasciatemi dire. Per questo non ci batteremo insieme, quantunque in me fosse forte il diritto di farlo e in voi grande il desiderio. Eppoi, saremmo ridicoli: io, così presso alla tomba, pretendendo aver risentimenti e passioni da giovanotto: voi così giovane, non avendo la pazienza di aspettare. Ridicoli, mai. Capisco la tragedia, in simili cose, quando vi è l’amore e la gioventù: non capisco la farsa. Meglio il disonore che la burletta, Sangiorgio.»
«È vero, è vero.»