< Pagina:Serao - La conquista di Roma.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

La Conquista di Roma 457

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:461|3|0]]battiamo per una illusione volgare, voi per una divina realtà! Io non posso rimproverarvi.»

Sangiorgio ascoltava, con la faccia fra le mani, senza rispondere.

«E poi...» riprese don Silvio, come se parlasse a sè stesso, «l’uomo, questa gran cosa, questa potenza, questa forza, questo complesso di forze, ha una legge che ne limita gli sforzi. Farai questo e non altro, dice questa legge, se non vuoi riuscire mediocre, inefficace in ambedue. Una sola passione potrai nutrire, forte, intensa, profonda: un solo ideale potrai desiderare, alto, lontano, inafferrabile; e la tua anima si dovrà consacrare tutta a questa unica passione, nulla te ne dovrà distrarre, e la tua volontà si dovrà intieramente concentrare nel desiderio dell’unico ideale, se vuoi raggiungerlo. L’amore, l’arte, la politica, la scienza, queste grandi efficienze umane, queste altissime forme di passione e d’ideale, vanno ognuna per sè, solitarie, tanto vaste che appena appena il misero spirito di un uomo può abbracciarne una sola. Non si è scienziato ed artista, non si è uomo politico ed amante, ammeno di non essere mediocre nelle due cose che si vogliono fare. Bisogna scegliere: le grandi

SeraoLa Conquista di Roma 29

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:461|3|0]]

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.