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La Conquista di Roma 459

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:463|3|0]]dolcemente don Silvio, «a nulla la costrinsi. Voi potete vederla, se volete non mi opporrò. Ma sarà meglio per voi non vederla,» soggiunse, con profondità.

«Soffre ella?»

«Ha sofferto.»

«Che dice ella di me?»

«Conta sul vostro amore.»

«Bene. Ditele che parto, che non ritorno più. Addio, don Silvio.»

«Addio, Sangiorgio.»

E sulla porta della strada, nella notte, si licenziarono.

«Sentite, ancora, don Silvio. Sapevate che amavo donn’Angelica, che ella veniva da me e non temeste nulla?»

«Io conosco donn’Angelica,» rispose don Silvio, con un accento profondo, allontanandosi.

Francesco Sangiorgio intese: come don Silvio, ora, egli conosceva donn’Angelica, la donna che non sapeva amare.

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Era scivolato, durante la seduta, negli appar-

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