Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
58 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:62|3|0]]di carnevale, delle ultime, in cui Roma ha tre balli aristocratici, quattro veglioni pubblici e otto o dieci ricevimenti; e nella bottega è un affollarsi di giovanotti, di modiste, di servitori, di cameriere, di mariti disperati, di amanti frettolosi. Ma una famiglia di salernitani, padre, madre e figliuola, il padre impiegato all’Interno, entrarono, e chiesero un paio di guanti per la ragazza. Essi spiegarono subito che andavano alla Camera, che i biglietti li avevano avuti, uno dal loro deputato barone Nicotera, il barone, diceva semplicemente la madre; un altro lo avevano avuto da don Filippo Leale, l’onorevole Leale, quello con la barba nera, che era stato segretario generale, e il terzo biglietto lo aveva procurato un usciere della Camera, del loro paese, un brav’uomo, con cinque medaglie: oh! i biglietti non si avevano facilmente, ve n’era una caccia! una signora, zia di un deputato, che essi conoscevano, non aveva potuto averlo. Erano un po’ preoccupati, visto il colore diverso dei tre biglietti, tre tribune diverse: ma via, non si sarebbero perduti nel Parlamento.
«Credo che bisognerà che vadano per tre vie diverse,» osservò placidamente la guantaia, a