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66 | La Conquista di Roma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - La conquista di Roma.djvu{{padleft:70|3|0]]cento volte al giorno, nelle ore della seduta, erano due falde fittissime di pubblico, due strisce larghe e nutrite che andavano, dall’alto delle tribune, fino giù, nell’aula, le signore sedute sugli scalini, gli uomini che avevano ceduto galantemente il loro posto, addossati al muro.
Attorno attorno, tutte le tribune erano zeppe, sino alle ultime file; quella della stampa, la migliore per udire i discorsi, anch’essa era stata ceduta al pubblico, i giornalisti erano dispersi, giù ai posti migliori; quella destinata alle signore era pienissima, ma sembrava una ironia, tutti ridevano che ci fosse una piccola tribuna speciale per le signore, quando esse avevano invaso tutto, erano dappertutto, alle spalle dei deputati, fin quasi nell’emiciclo, arse dalla indomabile curiosità muliebre; la tribuna dei militari era tutta un brillare di spalline e di galloni; in quella della presidenza era un gran tender di colli, un arretrarsi di gente desolata, delusa nelle sue speranze; le due tribune erano poste sopra il baldacchino reale, vedevano l’aula, non vedevano il Re, nascosto dalla cupola. E le due tribune grandissime degli angoli, quella del corpo diplomatico e quella dei senatori, rimanevano vuote, nella loro