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130 | Tramontando il sole |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Le amanti.djvu{{padleft:140|3|0]] ora, lo capiva. Ogni tanto, quando egli le diceva una delle sue torture ineffabili di gelosia, di allora, ella faceva un atto come per chiedere perdono, un atto in cui ella si dichiarava colpevole, sì, ma incosciente, ma ignorante, ma degna di perdono. Egli la guardava con tanta tenerezza, che, senza parlare, le diceva di averle perdonato. Quando egli si meravigliava che ella avesse potuto essere così atroce, essa gli diceva di esserne stupita, di stupirsene, lei stessa: e ciò come se si parlasse di una donna assente, di cui si compatissero gli errori. E quando egli giungeva a narrare certe ore terribili in cui avrebbe voluto morire, pure di strapparsi dal petto questo amore, ella aveva una frase di pietà profonda, intima, raumiliata, la frase del carnefice pentito innanzi alla sua vittima:
— Voi siete buono.
Niente altro, diceva. Ella non si difendeva mai, nè si accusava: quando egli l’accusava, gli dava ragione, con un’occhiata, con un triste sorriso, con un cenno espressivo della bella bocca. Vi era un