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8 | La grande fiamma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Le amanti.djvu{{padleft:18|3|0]] il bruciore, ed ella si assopiva, nuovamente, con le labbra che si muovevano a una benedizione. Ma, ad un tratto, un incubo mostruoso, senza nome, qualche cosa come un’orribile paura, la scuoteva, la faceva balzare sul letto, come cercando soccorso, non sapendo, non conoscendo, non pensando più nulla, vinta da uno spavento folle. Era allora che, levatasi, nella penombra, in preda a un delirante bisogno di soccorso, ella andava a buttarsi innanzi alla sacra immagine, prostrandosi sul gradino dell’inginocchiatoio, abbassando il capo sul duro legno di quercia, dicendo rapidamente le preghiere, per non pensare, per non sentire, pregando, pregando, pregando, con un fervore di anima disperata, restando lì, attaccata a quel legno, come se fosse quello della sua salvazione. Ma sia che l’alba la sorprendesse dietro i cristalli del suo balcone, o distesa sul letto con gli occhi spalancati, o sonnecchiante malamente, o immersa in preghiere con le labbra frementi sui grani di legno del suo rosario, certo che, a quell’ora gelida, la sua febbre era domata, era caduta: