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230 | L'amante sciocca |
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— Io sono venuta puntualmente — ella soggiunse, subito, volendosi difendere.
— Sì, sì, cara — e le baciò le due mani.
Paolo Spada era innamorato molto, in quell’ora, e la piccola donna vestita di un bigio comune, di un vestito che egli le conosceva già, gli piaceva moltissimo: ella era in casa sua: lo amava, ella, perchè era venuta a lui, senza maggiori indugi, senza pretese, senza domande di fedeltà, senza patti: lo amava, tutto lo diceva in lei: eppure egli indugiava a chiederle di esser sua, così, per prolungare quei minuti, così tranquilli, sicuro oramai di lei, come della luce del sole. Adele Cima guardò le rose. Egli si alzò, e gliene dette due, le più belle. Essa non le odorò, non le mise alla cintura, le tenne mollemente fra le dita, quasi senza guardarle.
— Non amate le rose? — le chiese Paolo Spada.
— .... Sì.
— Forse amate qualche altro fiore, specialmente?
— No, nessun fiore, specialmente.