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262 L'amante sciocca

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Le amanti.djvu{{padleft:272|3|0]] caffè, senza sole, senza luce, senz’amore, proprio, senz’amore, le sembrava una cosa tanto folle, tanto ingiusta e tanto crudele che, spesso, sparendo nella sua povera cameretta, se ne andava a piangere in un cantuccio, solitariamente. Per lei l’amore era la sola passione, la sola occupazione, il solo pensiero e il solo affare, e tutto questo, molto semplicemente, in vero temperamento muliebre nato per il ristretto campo dell’amore. Giammai, in queste sue ore di desolazione, ella trovava un pensiero contro l’egoismo artistico di Paolo Spada, giammai ella si pentiva di essersi data a lui, di esser venuta a vivere con lui, ma si sentiva ed era una creatura perfettamente infelice.

Quando era stata lungamente assente, egli la chiamava. Ella si lavava in fretta gli occhi, riappariva, quasi sorridente ed egli non vedeva punto il rossore delle palpebre.

— Perchè te ne vai, Adele?

— Ti disturbo, forse.

— Non mi disturbi. Non ti vedo neppure.

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