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Sogno di una notte d'estate 325

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— Andiamo a cena? — domandò lui, distratto.

— Oh no!

— È vero, sono una bestia. Eppure dobbiamo far qualche cosa.... andiamo per mare, allora?

— Sì — rispose lei, pensosa — andiamo.

— Ma vi piace di andarvi? non lo dite per compiacenza? Io vi annoio terribilmente, lo so.... Ma, non è colpa mia. E poi, voi siete buona e perdonate. Se non volete andare in barchetta, rinunziamoci.

— Andiamoci subito.

Ed egli intese, in quelle parole, una preghiera così spontanea, che chiamò subito un barcaiuolo. Entrò prima Massimo e invece di dar la mano a Luisa, per farla discendere, mentre ella esitava, vedendo quel baratro nero, le stese le braccia, la sollevò leggermente e la depositò sul cuscino di cotonina, accanto a sè. Il barcaiuolo che aveva avuto ordine di andare verso Mergellina, vogava tacitamente. Massimo fumava: ma ogni tanto, dando uno sguardo a Luisa, la vedeva

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