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330 Sogno di una notte d'estate

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— Non importa.... Mi basta che le cantiate voi.

— Non volevate che io ridessi? — insistè lei. — Raccontatemi una delle vostre storielle interessanti e riderò!

— Se vi racconto una storiella, io, vi faccio piangere — e buttò la sigaretta in mare.

— Allora tacete. È così dolce questa notte.

Mentre il barcaiuolo vogava verso Mergellina, con un cenno largo Luisa indicò a Massimo le carezzose linee delle colline che vanno da San Martino al capo di Posillipo, tutte bagnate dalla luce lunare, con le loro case chiarissime dalle mille finestre aperte e illuminate, coi lumi che cingono l’arco della marina napoletana come una linea di fuoco, con uno scintillio dovunque, per le vie e sulle colline. Essi attraversavano, tagliandola, la grande striscia fredda, lucente come metallo, che la luna alta metteva sul mare, dall’orizzonte alla riva, lunghissima, occhieggiante, come mille specchietti moventisi nel raggio lunare. Massimo guardò intorno, ma i suoi occhi

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