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Sogno di una notte d'estate | 333 |
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L’apertura della grotta era tutta bianca e l’acqua vi fiottava sordamente, gorgogliando: ma quando la barca s’internò in quel chiuso laghetto di acqua marina, la oscurità si fece profonda. La barca stava immobile, in un gorgoglio fresco di onda che batte alle pareti di pietra, in una gran tenebra. La mano di Luisa era restata in quella di Massimo: egli la sentiva molle, abbandonata, nella sua, quasi che non vi fosse miglior sorte, miglior destino per essa. Involontariamente, egli la strinse, e intese che la mano rispondeva alla sua stretta, fiaccamente, ma dicendo sempre: sì. Allora egli si piegò; in quell’ombra, per distinguere la faccia di Luisa; il barcaiuolo remava, per uscire dalla grotta e quando furono di nuovo sull’aperto mare, al lume della luna, egli vide due lunghe lacrime scendere da quei belli occhi e disfarsi sulle guancie. Ah! egli non poteva veder piangere nè un bimbo, nè una donna, foss’anche di gioia: e fu più turbato di lei.
— Che avete? Avete avuto paura, avete freddo? — chiese precipitosamente, tenen-