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42 | La grande fiamma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Le amanti.djvu{{padleft:52|3|0]] partenze li guidava nella loro vita esteriore: una coscienza meccanica che si chetò, anch’essa, quando il treno fu partito da Roma. Erano soli. Una parte delle tendine color di legno erano tirate, contro il sole che si avanzava; solo da due cristalli si vedeva il paesaggio fuggente. Ferrante si era seduto accanto a Grazia: la mano di lei era fra le sue, stretta mollemente: a un certo momento ella la ritirò, ma soltanto per sollevare il suo velo bruno; la picciola mano fedele ritornò subito fra quelle dell’amor suo. Nè dicevano nulla. La delizia di due amanti, soli nel vagone fuggente per la campagna, fuggente innanzi ai villaggi e alle piccole città, ha poche delizie che la eguaglino: tanto è acuto il senso di libertà, di amore inconturbato, di oblìo terreno che dà quella fuga. Non esistono più nè lo spazio, nè il tempo, nè l’uomo, nè la vita: esiste solamente l’amore, nella sua massima condizione d’indipendenza, trasportato lontano, lontano, dove non vi sia che amore. Che dirsi? Ogni tanto ella sentiva che Ferrante la chiamava per nome,