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44 | La grande fiamma |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Le amanti.djvu{{padleft:54|3|0]] gna toscana, un senso di malinconia si mescolò, naturalmente, a tanta dolcezza. Era una mestizia fuor di loro, che veniva dalle cose: il paesaggio verde, i colli così pittoreschi, e le bianche case, e il fiume mormorante sul greto, e i campanili dei villaggi si fecero prima rossi, poi violacei, poi bigi: tutti i veli avvolgenti, misteriosi, malinconici del tramonto salirono dalla terra al cielo. Parve che il treno corresse meno rapidamente, come preso anch’esso da una fiacchezza; le voci delle stazioni erano meno vivaci, meno allegre, alcune sembravano rauche, altre fioche; il fiume, apparendo, riapparendo, assunse un aspetto tragico, di acqua traditrice gorgogliante; la stretta di mano di Ferrante che teneva nella sua quella sottile di Grazia, si allentò, come se lo cogliesse una improvvisa, crescente debolezza e la mano sottile si raffreddò sotto il guanto. Videro un cimitero: un piccolo cimitero di paesello a mezza costa, con quattro o cinque cipressi e poche lapidi bianche.
— Beati i morti — ella disse sottovoce quasi parlasse a sè stessa.