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88 La grande fiamma

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Nè più sino alla sera riparlarono di tal soggetto: tennero compagnia a Giorgio fino a che egli ripartì, alle dieci e mezzo per Roma, discorrendo quietamente e freddamente di arte, di poesia, di viaggi, della società romana e napoletana, cui appartenevano. Invece di prendere la gondola, per ritornare alla loro casa, in quell’avanzata ora notturna, essi, per un tacito accordo, se ne andarono per le strette vie, a piedi, ombre rasentanti le alte muraglie dei palazzi patrizii, salienti e discendenti per i ponticelli, fermantisi ogni tanto, per tacito accordo, a contemplare le nere acque dei canali. Non si davano il braccio, non si tenevano per la mano, non si parlavano: andavano col capo chino, senza neanche guardarsi, quasi l’uno non si accorgesse più della compagnia dell’altro. La stazione era assai lontana, dalla loro casa; il tragitto era lungo e camminando così vi misero più di un’ora. Arrivati innanzi alla piccola porta di terra, con una chiave Ferrante la schiuse. Ma non entrarono: si guardarono, immobili, con una gelida occhiata.

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