< Pagina:Serao - Mors tua.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:111|3|0]]

L’OMBRA SI ADDENSA....

I.

Torna, per la terza volta, il tenente del Genio, Fausto Ardore, dal Capo che, dall’inizio della guerra, conoscendone la schietta e forte coscienza patriottica, l’anima incandescente di apostolo della guerra, e la eloquente parola, gli aveva dato l’incarico di parlare ai soldati, in semplici ma convincenti conferenze, di questo loro grande dovere e della sua bellezza e della sua nobiltà. Con un vivace zelo spirituale, Fausto Ardore, si era dato a questa missione di propagandista, che, sulle prime, lo aveva entusiasmato, tanto l’animo suo era un focolare, che mai si consumava; ma, subito, ne aveva avuto una delusione, innanzi alla incomprensione di coloro che, attenti, intenti, a ogni sua parola, non davano, mai, nessun segno di aver capito. E, sempre, i giorni della primavera romana, in cui egli aveva inteso, nelle sale, nelle piazze, nei crocicchi, palpitare all’unisono con la sua, l’anima della folla, gli sembravano un sogno; innanzi a lui era la realtà di un’altra folla, più limitata, ma più nota, più vicina, a cui le più semplici parole, esplicanti la più semplice idea, nulla dicevano. Due volte, con animo sempre più sordamente scontento, egli era venuto a dar conto, al Capo, di quanto avea fatto; e non avea celato all’uomo dal volto severo e dalla parola netta e sobria, che la propria opera era, fino allora, re-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.