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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:120|3|0]]compagni; hanno avidamente mangiato il molto cibo, senza parlare, con un’avidità quasi bestiale; hanno pesantemente dormito, sulla paglia lasciata dagli altri, sui tavolacci sgangherati, sotto le coltri quasi incolori dalle macchie; e, adesso, vengono fuori ad uno ad uno, e guardano in aria, come storditi, e guardano intorno, con aria puerilmente curiosa. Alcuni, ancora sonnacchiosi, muovono incerti i passi, stirandosi, sbadigliando, battendo i piedi, come per sentirsi fermi, sul terreno; altri sono disinvolti, vispi e fumano e sgambettano; altri, in coppie, in tre, scambiano una corta frase, una risatella, si dànno uno spintone ... Sono gli scampati. Il senso primitivo, rudimentale dello scampo, è in loro; essere sfuggiti alla morte, alle ferite, con le membra intatte; vivere, non più bersaglio fatale alle implacabili mitragliatrici, non più minacciati dalle bombe pioventi dal cielo, non più assordati dall’insopportabile fracasso, cannone; shrapnels, mitraglia, (ischi, urli laceranti, scoppii di tutte queste armi omicide, non più respiranti in un’aria di fuoco, in un barbaglio di fuoco. Vivere, qui, in tranquillità, in silenzio, in libero respiro, distendendo le membra sane e agili, camminando ritti, liberi, a testa levata, a fronte alta, sovra un terreno cedevole, fumando, sorridendo, ridendo, gustando saporosamente tutto questo, come fanciulli, uomini ridiventati fanciulli, spensierati, obliosi: scampati. Fausto Ardore capisce che non serve fare un discorso a costoro, raccolti intorno a lui. Senza fermarsi, senza esitare, senza vacillare, costoro si sono battuti, giorni e giorni, contro il nemico; hanno lasciato, lassù, molti morti, hanno deposto, nei posti di medicazione, dei morenti; hanno visto portare, più oltre, dei feriti agli ospedaletti da campo. Quale discorso, mai, oltre tutto il dramma di guerra, che essi hanno vissuto? Forse Fausto potrà pariare a qualcuno di loro, separatamente, come gli fu suggerito. È un soldato alto, ossuto, dal viso che pare tagliato a colpi di ascia, che siede, solo, lontano, sovra una

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