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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:229|3|0]]niuno ha più pazienza di restar chiuso, fra quattro mura, coi piedi sovra un mattone, e ognuno vuole scenderne, uscire, goccia che si mescola, anonima, in quell'anonimo torrente, goccia che si vuol far travolgere in quel vortice, e non aver nome che quello di folla, e non aver volto che simile a quello del vicino, e diventare, infine, ebbro della stessa ebbrezza, gridando, strillando e urlando, accoppando con la voce quelli che cantano, che osano di cantare solamente. Così, le stanze si vuotano dei loro abitatori, le case si fanno deserte, i vecchi ritrovano le loro gambe giovanili, le ragazze si tengono a braccetto, in fila, i giovanotti formano gli anelli di una catena lunga, interminabile, le madri alzano in braccio, in alto, i fìgliuolini, La notte è di un umido penetrante che va diventando un freddo perfido; le strade sono coverte di fango; qua e là restano pozze di acqua; la truce «spagnola»> ha infierito, anche oggi, ma tutti la sfidano, anzi, tutti la obbliano, ma essa stessa, l’atroce malattia, è stata vinta, sarà vinta, poiché la Germania ha chiesto l’armistizio e la guerra è finita. Domani, certo, la «spagnola» farà anche più vittime, fra coloro che si sono precipitati sui balconi, sulle terrazze, respirando l’aria notturna, mentre escivano dalle tiepide stanze, fra coloro che si sono precipitati nelle vie, senza neppure prendere un pastrano, gli uomini, senza neppure mettersi una sciarpa al collo, le donne; e sono andati e vanno, riscaldati, sudanti, vociando, vociando a piena gola, nella perigliosa aria della notte autunnale, ma non importa, bisogna andare e cantare, e strepitare, e vociare, con gli altri, come pazzi. Ah questa Milano, questa Milano, ha dato i suoi figli alla guerra, e il suo denaro, e le virtù di pazienza, di sofferenza, di dolore, e nulla le è parso insopportabile, ma la guèrra è finita, la Germania è prona, a terra, chiedendo l’armistizio, la pace, la pace, la pace! Ecco: questa è l’immensa piazza del Duomo, in cui pare assommata, stipata, tutta la popolazione della metropoli lombarda: mi-

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