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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:230|3|0]]gliaia di luci costellano quella massa nera semovente e gridante la sua gioia, perchè è finita la guerra: e si effonde un singolare chiarore su quella umanità in delirio. L’uomo solitario e assorto, che si è rifugiato sulle scale del Duomo, è preso, sgomento, atterrito e esaltato da questo spettacolo mai visto e inaudito: romba, come tuono, la folla: dalle gole aperte e palpitanti, dalle bocche stirate, non è più un grido, non è più un urlo, ma è uno smisurato clamore, sostenuto da centomila voci, che esalano al cielo notturno la loro gioia, perchè la guerra è finita, e chi è vivo, al fronte, è salvo, e tutti sono salvi. Colui che si è addossato a una colonna del portale del Duomo e quasi non può respirare e nulla più ode, salvo quel rombo e quel clamore, pensa, sa, che in questa fatidica notte di autunno, già in tutte le città si è sparsa la notizia delle notizie, da tutti per tanto tempo, così invano sperata e invano attesa, e poi giunta, fulmineamente, a sollevare tutto un popolo ansioso e triste, costui sa, vede perchè vede con gli occhi della sua fantasia concitata, che ovunque, da Roma a Palermo, da Venezia a Napoli, i palazzi e le case si saranno vuotate, e nelle piazze e nelle vie, la gente folle di una gioia senza confine, la gente sta nelle medesime, assiepata, ondeggiante, presa dallo stesso, vasto delirio di gioia: egli sa, che, ovunque, niuno vorrà rientrare nelle sue dimore tacite, e la notte trascorrerà, ovunque, nella medesima clamorosa ebbrezza di un intiero popolo, liberato, ormai, dal crudelissimo flagello della guerra.... E così, infatti, scorre questa prima, suprema notte di libertà dall’incubo tremendo, questa notte inobliabile, che nessuno obblierà mai, dopo averla vissuta: scorre, sulle metropoli e sulle cittadine di provincia e sui villaggi e sui borghi, ove si è desti, si acclama, si conclama: scorre, senza sonno e senza bisogno di sonno, senza riposo ma senza stanchezza, per questo popolo, ebbro di libertà: e, nelle vie, le membra vacillano e le voci sono roche: ma il tumulto esasperato continua, pazzamente, frenetica-

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