Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 277 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:285|3|0]]di buoni sacerdoti. È strano: ma la fede è vacillante. Stranissimo! Se tu vuoi tornare a ufficiare nelle chiese che amasti tanto, bene: ma se vuoi cambiare, trovare più larga via al tuo spirito, io posso aiutarti. Forse sei nobilmente ambizioso: sarebbe giusto: io farò tutto, per te.
— Non voglio nulla, non desidero nulla.
Don Filippo Morcaldi sogguarda il suo figlioccio:
— Sei umile, lo so. E, allora, in quale delle due chiese vuoi tornare, dimmi?
— In nessuna delle due — risponde, infine, chiaramente, don Giulio Lanfranchi.
— Che hai detto, Giulio? — balbetta monsignor vescovo.
— Io non salirò più sull’altare — replica, reciso, Giulio Lanfranchi.
— E perchè? Perchè? — interroga, sgomento, il vescovo.
— Sono indegno — è la breve, arida risposta.
— Ti sei guasto l’anima, in guerra, al fronte? Hai peccato? Hai peccato di carne? — e si affanna il vecchio sacerdote, nella domanda.
— Non ho conosciuto donne. Sono mondo.
— Altri piaceri, altri vizii, ti hanno traviato?
— Nessun piacere e nessun vizio. Sono rimasto puro.
— Forse la infingardaggine, la trascuranza, nel tuo uffizio santo, ti hanno corrotto?
— Ho fatto, lassù, per quattro anni, tutto il mio dovere di cristiano e di prete.
- — E allora, allora? — esclama, agitatissimo, don Filippo.
— Per me, monsignore, il cielo è vuoto. Non credo più.
— Ah! — dà in un grido di fiero dolore, il padrino spirituale di Giulio Lanfranchi.
— Vuoto e deserto, il Cielo. Senza Dio, senza Gesù, senza Maria, senza i santi — prorompe, protervo, Giulio Lanfranchi.
— Empio, empio che sei, lo Spirito del Male è in te! — grida il vescovo, a gran voce, sollevato