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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:76|3|0]]dono... sono stato il marito vile, quello che perdona sempre.
Vaneggiava l’uomo, mettendo a nudo la sua coscienza.
— ... perchè ti ho perdonato sempre? Perchè eri così incosciente... perchè, forse sei buona, come dice la mia santa sorella Magda... perchè fai il male senza comprenderlo, perchè sei troppo bella, troppo seducente e tutti ti cercano, ti desiderano, ti vogliono... e tu non sai resistere alla tua vanità... o al desiderio altrui...
— Solo al tuo, solo al tuo! — ella disse, con la sua voce carica di voluttà, sedendogli sulle ginocchia, attaccandosi a lui, baciandolo sulla bocca.
Egli impallidì, come se tutto il sangue gli andasse al cuore e la tenne a sè stretta, piccola e morbida, come si era fatta; l’odore di quella carne giovanile, la freschezza di quelle labbra che lo baciavano, lungamente, ancora una volta, riconquistarono i sensi memori e dominarono il cuore fiacco dell’uomo.
— Camillo... Camillo... Camillo — diceva, con un soffio basso e ardente la donna, fra un bacio e l’altro. — Io non ti ho fatto nulla... io ti voglio bene, bene, bene... io sono buona...
— Sarai buona, Barberina, quando io sarò lontano, in rischio, in pericolo di morte...? — patteggiò, il misero uomo, vinto.
— Sì, sì, sì!
— Caccerai di casa quell’odioso spagnuolo?
— Lo caccerò, Camillo! Non m’importa niente di lui.
— Caccerai tutti gli altri? Io posso non tornare più, più mai... Barberina... — mormorò l’infelice — io posso morire, mentre tu mi tradisci...
— Camillo, nessuno verrà alla mia porta... Via, tutti... non sarò che la tua Barberina... la tua, sempre...
— Tu cantavi, un’ora fa, Barberina! — egli gridò, di nuovo, disperatamente.
— Camillo, perdonami!