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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Serao - Mors tua.djvu{{padleft:92|3|0]]accadere! — e un riso stentato, gli si smorzò sulle labbra.
— Ecco questo fascetto di carte, conservale — egli soggiunse, poi — fede di matrimonio, fede di nascita dei figliuoli... Bada, ti possono servire, bada! Non si sa mai... bisogna esser pronti a tutto...
— Cesare, Cesare! — ella gridò, come se si fosse sciolto il nodo che l’affogava, buttandogli sul petto e lasciando, infine, sgorgare tutte le sue lacrime.
— Zitto, zitto, Mariuccia, il pupo dorme, non lo svegliare — e seguitava a baciarla pianamente, sui capelli, sulla fronte, sulle guancie molli di pianto. — Zitto, che non accadrà nulla di male, Iddio avrà pietà di noi, perchè siamo buoni... Zitto, non ci facciamo il malaugurio!
— Oh! oh! oh! — si lamentava la donna, scuotendo il capo, sotto le carezze del marito.
— ... Mariuccia, ma tu devi seguitare a esser buona, devi seguitare a volermi bene, come se io fossi presente... tu non ti devi scordare che sei la mia moglie... e che il marito tuo, non ti ha mai fatto mancar niente... — E l’uomo parlava confusamente, rocamente, sempre tenendola stretta a sè, perchè ella era convulsa.
— Sì... sì... sì... — rispondeva la donna, sordamente, sul petto largo del marito, nelle braccia del marito.
— Mariuccia cara... chi sa quando ci rivedremo... chi sa quando ci riabbracceremo... — e palpitavano, nelle semplici parole del popolano, tutto il suo semplice amore e la sua cocente disperazione.
E la breve ora di amore, fu piena di una appassionata tenerezza e di una disperazione cocente.