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— È qui, in via Boncompagni. Se vuole posso andare io.

Ma Gavina rispose sgarbatamente:

— No, vado io.

Egli s’alzò e la seguì; ma prima di uscire depose un involtino sulla tavoletta.

Quando Francesco rientrò Gavina apparecchiava la tavola, ed era pallida ma calma, decisa a nascondergli persino la visita del signor Zanche; egli però vide l’involtino e lo aprì con curiosità di bimbo goloso. C’eran dentro otto datteri che sembravano grosse perle d’un bruno dorato e trasparente.

*

Nel pomeriggio arrivò una lettera scritta da Luca a nome di sua madre, e Gavina l’aprì con ansia, cercando le notizie che la interessavano.

«Pare che ziu Sorighe, prima di ripartire, dopo che stette a casa nostra, abbia fatto qualche spesa cambiando un biglietto da cinquanta lire appartenente a Priamo. Noi però lo riteniamo innocente: egli senza dubbio si è nascosto per non essere arrestato, in attesa che venga proclamata la sua innocenza».

— Mia madre ti saluta, — disse Gavina a Francesco, senza fargli leggere la lettera; e at-

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