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Ella si sentì piegare le gambe; sedette, con le braccia lungo i fianchi, il busto piegato in avanti, la testa curva, come abbandonandosi spossata ai colpi di un assalitore spietato.


*


Francesco arrivò l’indomani mattina. Appena la vide, livida in viso, febbricitante, con gli occhi pieni di spavento, si accorse che ella sapeva già tutto. La costrinse a coricarsi e le prese il polso:

— Tu non hai dormito, stanotte. Tu hai un po’ di febbre. Ebbene, che cosa vuoi fare? Non c’è più nulla da fare.

— Ma perchè hanno fatto così? Dimmi solo questo, Francesco!

— Non lo so! non lo so! Che cosa vuoi che ti dica? il canonico Bellìa credeva, era convinto che la lettera di Priamo fosse stata falsificata da zio Sorighe. I caratteri infatti sono alterati. È sincero? Non lo so! Egli dice che non volle presentarla per paura di aggravare la situazione dell’accusato....

Ella sospirò, quasi rantolando, e fissò gli occhi in quelli di Francesco.

— Ma tu, tu l’hai presentata, la lettera?

— Ho fatto tutto. Sta’ tranquilla.

Egli raccontò il suo viaggio, la sorpresa della signora Zoseppa, le domande di Paska,

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