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— Silenzio! Lingua d’inferno! — gridò il canonico Sulis dal balcone.

— Sentitelo, quell’altro! È impossibile dire la verità in sua presenza!

— Voi mentite sempre. Silenziooo!

— Lasciamo lo zio, allora, e parliamo del nipote. Vossignoria negherà forse che Priamo è un discolo? L’anno scorso è scappato di casa: quest’anno scapperà dal seminario. Ma sì, fatelo prete: diventerà....

— Cosa pretendi da un ragazzo? — chiese bonariamente il signor Sulis.

La vedova dichiarò francamente:

— Io lo metterei a macinare il grano, prima di farlo prete.

Il vecchio fece un cenno di addio con la mano.

— Se tutti i ragazzi sventati dovessero macinare il grano, buona notte, asini!

La voce stridula risuonò più alta.

— Ah, sì? Maledetto il peccato mortale! E perchè no? solo i poveretti devono esser buttati per terra e calpestati, appena mettono il piede in fallo? Povero agnello mio, figlio mio bello, tu eri povero: ecco perchè ti hanno rovinato.

Il suo «agnello» era in carcere per furto semplice; ed ella ne parlava sempre come d’un bimbo perseguitato.

— Siamo tutti eguali davanti a Dio, e nel giorno del giudizio Egli ci rimescolerà come

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