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II.
I giorni si seguivano e si rassomigliavano. La signora Zoseppa e Paska si alzavano all’alba; accudivano assieme alle faccende domestiche, pregando o chiacchierando, e più che padrona e serva parevano amiche intime. Forse una volta la serva aveva avuto una personalità sua, forse era stata allegra, giovane, egoista: ciò si perdeva nella notte dei tempi. Entrata al servizio dei Sulis lo stesso giorno delle nozze dell’impresario, era diventata una creatura della signora Zoseppa; ne aveva assunto i modi, la pronunzia, la severità, era diventata austeramente religiosa come la sua padrona; l’aveva assistita nei parti, nelle malattie, l’aveva aiutata ad allevare i figli, ed ora l’accompagnava nel lento declino d’una vita che era esclusivamente di lavoro e di virtù.
— Fino ai trent’anni sono stata incerta se prender marito o no, — raccontava la padrona alla serva, mentre pulivano il grano o impastavano la farina. — I partiti non mancavano: ma io avevo paura del matrimonio. Mia madre era una santa; mio padre, tu lo hai conosciuto, Dio lo abbia in gloria, abusava