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Prefazione ccxi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:223|3|0]] era sulle labbra e nel cuore della moltitudine.„ Venne pubblicato ne’ Fiori sparsi sulla tomba di Gregorio ecc. (Losanna, 1846), e io l’ho riprodotto, insieme con altre satire, nelle note a quello già ricordato e popolarissimo del Belli (vol. V, pag. 343-46).

Tra i detti Fiori c’è anche un’atroce parodia del Cinque Maggio, ed eccone alcune strofe:

  Ei fu. Siccome immobile
  Stette di vita nuda
  La vecchia spoglia e al diavolo
  Lasciò l’anima cruda,
  Così per gioia attonito
  Il mondo al nunzio sta,
  Lieto pensando all’ultima
  Ora di quel brutale,
  E spera che una simile
  Orma di piè papale,
  Di Cristo il gregge e i pascoli
  Più non devasterà.
  Lui sbevazzante in solio
  Vide il mio genio e tacque,
  Finché alla sua tirannide
  Ognun di noi soggiacque:
  E di mill’urli al sonito
  Il suo misto non ha.
  . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
  Fu vera infamia, e i posteri
  Si stupiran di nui,
  Che abbiam sofferto taciti
  Un tristo come lui,
  Che del buon Dio Vicario
  Da Satan ci trattò.
  . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
  Ei si nomò Gregorio;
  Promise mari e monti
  E le paterne viscere
  A’ suoi popoli tonti,
  Mentre in paura orribile
  Tremante si trovò.

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