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Sonetti del 1831 165

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi I.djvu{{padleft:477|3|0]]      multo, ed in tal guisa sollevare la città. Pochi peraltro si recarono all’indicato luogo, quindi nulla poterono intraprendere. Incoraggiati poscia dalle notizie della rivoluzione di Bologna, ragunaronsi nella sera dei nove sul Gianicolo, e deliberarono di eseguire le loro operazioni nel giorno seguente, mentre molto popolo e la maggior parte della truppa erano per la strada del Corso allo spettacolo del carnevale. Stabilirono di sorprendere con trenta armati il Castello di Sant’Angelo (nel quale avevano alcuni complici), sparare un colpo di cannone, ed a tal segno gli altri Congiurati sparsi per il Corso avrebbero fermate le carrozze che soglionvi essere in gran numero, suscitato tumulto, disarmata la truppa divisa in piccioli posti, ed innalzata la bandiera tricolore italiana. Il Governo però, che sospettava di qualche pericolo, raddoppiò la vigilanza al Castello, ed i Congiurati non ardirono di tentarne la sorpresa. Allora modificarono il loro disegno, e determinarono d’incominciare la sollevazione nell’indicato modo per il Corso, e quindi marciare a sorprendere il Castello. Intanto altri sarebbero corsi ad innalzare la bandiera italiana sul Campidoglio, dove poscia si sarebbe ristabilito il Senato. Fissarono la esecuzione ai dodici di febbraio. Ma finalmente il Governo nella mattina dello stesso giorno scoprì che doveva tentarsi un tumulto durante lo spettacolo del carnovale, ed allora lo fece sospendere. I Congiurati sconcertati, ma non avviliti da questa misura, determinarono di tentare il colpo nella stessa sera due ore dopo il tramontare del sole, incominciando dal disarmare la Gran Guardia che era alla Piazza Colonna. Mentre però si ragunavano nei luoghi vicini, i carabinieri (gendarmi), insospettiti dal vedere crocchi straordinari, arrestarono due individui (Gabrielli e Testori, ambedue Corsi e Congiurati), che sembravano più turbolenti, e li condussero alla Gran Guardia. Allora circa trenta Congiurati, che erano prossimi alla medesima, vedendosi in pericolo imminente, non tardarono a dar principio al tumulto collo sparare colpi di pistola contro una pattuglia che girava por la piazza, e col gridare "Luigi Filippo,„ motto fra loro concertato. Que’ soldati però e gli altri della Gran Guardia gli risposero colle schioppettato, ne ferirono diversi, fra’ quali un Giulio Pasqualini„ (una palla uccise il guardaportone del Palazzo Piombino), "ne arrestarono otto e dispersero i restanti. Alcuni altri rei o sospetti furono quindi arrestati nei giorni seguenti. — Questo tentativo di rivoluziono in Roma, sebbene represso, spaventò il Governo, tanto più che in quel fermento generale non poteva conoscerne la estensione ed i veri autori. D'al-

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