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Sonetti del 1843 181

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:191|3|0]]si chiama anche forasiepe.]      10 [Quel pezzo di bravaccio.]      11 [Atterrare.]      12 [Cioè "mille.„ Perchè mengósi, propriamente, è termine venatorio significante "cento uccelli.„ E qui è usato per contrapposizione a pivieri e a sbusciafratte.]Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte

LE SMOSSE DE QUELLA BBON'ANIMA

  “Era morto?„ “Era morto.„ “E arzò le bbraccia?„
“E arzò le bbraccia.„ “Ma de che! mma indove!.„
“Nena mia, quant’è vvero che mmó ppiove
L’arzò ddu’ vorte e sse toccò la faccia.„

  “Io n’ho vvisti morì da otto o nnove,
E ggnissuno m’ha ffatto sta smossaccia.„
“E cquesto che vvò ddì, ssora cazzaccia?
C’è cchi sse move, e cc’è cchi nun ze move.

  E nnun zuccede puro all’animali?
Dunque, dico, in che ddà sta maravijja?
Sò affetti de li spiriti vitali.

  Vedete inzomma si cche ccaso strano!
E cquer Zanto che ffesce unnisci mijja
Tutte d’un fiato e cco la testa in mano?.„

12 maggio 1843

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