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184 Sonetti del 1843

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:194|3|0]]grosso equivaleva a poco più di cinque de’ nostri soldi.]      5 [Pigola. “Pivolare,„ dice altrove il Belli, “è quel continuo insistere chiedendo, che non dà altrui riposo.„]      6 [“Di busse. Cara questa mamma!]

LA GOVERNANTE DE MONZIGGNORE

  De bbotto: sentì ll’aria der paese
E mmorì ffu l’affare d’un momento.
Ma io che vve discevo? Era da un mese
Ch’er male a llui je lavorava drento.

  Bbono che cco cquer tibbi che jje prese
Puro ebbe tempo de fà ttestamento:
Che ssinnò stavo grassa io, sor Marchese,
Cor nipotaccio suo tanto scontento!

  Povero Monziggnore! “E ppiù a Lluscia„,
Disce, “je lasso, ortre la paga in vita,
Tutta la robba de la stanzia mia.

  E ppiù, si la medema se marita,
Vojjo che ddar mi’ erede je se dia
Cento scudi, e ssii tutta arivestita.„

15 maggio 1843

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