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200 Sonetti del 1843

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L'ACCORDI

  A ssei ora tu ppiantete ar cantone
Der drughiere llà in faccia; e ccrede puro
Che ggnisuno te scopre de sicuro
Pe’ vvia che cce dà l’ombra der lampione.

  Ammalappena poi dorme er padrone
Io traopro un spirajjo de lo scuro.
Tu vva’ allora a la larga, e mmuro-muro
Scivola adasciadascio in ner portone.

  Ma abbada, veh, nnun venì ssù, Ppasquale,
Infino che nun zenti er zeggno mio.
Quann’io raschio tu appizza pe’ le scale.

  Fa’ cquattro capi, e ar resto ce penz’io:
Entramo... eppoi, se sa, cche cc’è de male?
Ce salutamo e cce discemo addio.

6 agosto 1843

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