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Sonetti del 1847 381

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:391|3|0]]certe cose non avendo mai bisogno di nominarle, perchè il loro mondo è molto ristretto, continuano acredere cho i nostri vocabolari siano fatti benissimo!]      3 Annotazione mancante.

. . . . . . . . . . . . . . .

  Io, per brio, saperebbe volentieri
si ccurre puro nell’antri paesi
sta fiumara de prencipi, marchesi,
conti, duchi, bbaroni e ccavajjeri.

  Perchè a Rroma, per brio, tra ffarzi e vveri,
n’ho intesi tanti a mmentuà, nn’ho intesi,
che mmeno sò li moccoletti accesi
che ttengheno smorzati li drughieri.

  È una gran cosa, pe’ cquer brio sagrato,
de nun poté ffà un passo in gnisun loco
senza pijjà de petto un titolato!

  Eh, Ppapa io, nun me faria confonne!
voria ridusce er monno a ppoc’a ppoco
tutto quanto in du’ crasse: ommini e ddonne.

9 gennaio 1847

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