< Pagina:Sonetti romaneschi V.djvu
Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta.

Sonetti del 1847 437

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Sonetti romaneschi V.djvu{{padleft:447|3|0]]

ER FORNARO FALLITO

  Com’aveva d’annajje a cquer Mammoccio?
J’è ita che in tre anni e cquarche mmese
S’è vennuta la robba der paese
E a Roma ha bbastonato er forn’a ssoccio.

  Sin che de sugo ce n’è stato un goccio
L’ha spremuto da prencipe Bborghese,
E a ffuria de spropositi e de spese
Poi j’e ttoccato a ddì: semo a ccartoccio.

  La gran risorta sua nu la sai, Teta?
Pijjà in piazza quadrini su li fonni
E ddàlli su le punte de le deta.

  Nun te pare un bonissimo interresse?
Questi cqui ssò gguadaggni monni monni
Com’er pijjà da tesse pe’ ddà a ttesse.

28 febbraio 1847

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.