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dialogo primo 43

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Spaccio de la bestia trionfante 1863.djvu{{padleft:59|3|0]]ragionamento con Venere, il proposito di ballare converse in proponimento di fare il gran consiglio con li dei de la tavola ritonda; cioè tutti quei, che non sono apposticci, ma naturali, ed han testa di consiglio, esclusi li capi di montone, corna di bue, barbe di capro, orecchie d’asino, denti di cane, occhi di porco, nasi di scimia, fronti di becco, stomachi di gallina, pance di cavallo, piedi di mulo, e code di scorpione. Però, data la crida per bocca di Miseno, figlio di Eolo, perchè Mercurio sdegna l'essere, come anticamente fue, trombettiero e pronunziator di editto, quei tutti dei, ch’erano dispersi per il palagio, si trovarono ben presto radunati. Qua dopo tutti, essendo fatto alquanto di silenzio, non men con tristo e mesto aspetto, che con alta presenza e preeminenza maestrale, menando i passi Giove, prima che montasse in soglio e comparisse in tribunale, se gli appresenta Momo, il quale con la solita libertà di parlare disse così con voce tanto bassa, che fu da tutti udita: «Questo concilio deve essere differito a l'altro giorno ed altra occasione, o padre, perchè questo umore di venir in conclave adesso immediate dopo pranzo, pare, che sia occasionato da la larga mano del tuo tenero coppiero; perchè il nettare, che non può essere dallo stomaco ben digerito, non consola o refocilla, ma altera e contrista la natura, e perturba la fantasia, facendo altri senza proposito gai, altri disordinatamente allegri, altri superstiziosamente divoti, altri vanamente eroici, altri collerici, altri macchinatori di gran castelli, sin tanto che col svanimento di medesime fumositadi, che passano per diversamente complessionati cervelli, ogni cosa casca e va in fumo. A te, Giove par che abbia commosse le specie di gagliardi e fluttuanti pensieri, e t’abbia

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