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prefazione | ix |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Spaccio de la bestia trionfante 1863.djvu{{padleft:9|3|0]]meravigliare che Bruno, non curando un andamento regolare ed un campo rigorosamente limitato, combatta di passo altre superstizioni da quelle degli astrologi, dei fisici, dei dottori della scuola, superstizioni per altro inseparabili dalle passioni e dagli errori teologici di quell’età. Egli dichiara francamente la guerra all’ignoranza, «perchè è ostile alla filosofia;» la dichiara «all’ortodossia scostumata e inumana, perchè gli sembra sovversiva dei principj di giustizia e di virtù.» Come Campanella medita, nel suo Atheismus triumphatus, la rovina dell’empietà, Bruno nella sua Bestia trionfante, vuole la rovina dei convincimenti pregiudicevoli, secondo lui, alla morale primitiva e al culto naturale del dovere.
Se il titolo dello Spaccio può ammettere diverse significazioni, la contenenza tende a parecchi fini. L’oggetto apparente è una riforma da fare tra le costellazioni dello zodiaco. Bisogna bandir dal cielo i nomi d’animali, i monumenti delle avventure sì scandalose degli Dei. Copernico e Lilio hanno ristabilito l’ordine fisico e matematico, nel moto del mondo, e nell’andamento delle stagioni; Bruno propone d’introdurre una specie di ordine morale nell’antico sistema degli asterismi, sostituendo ai nomi di deità giustamente spregevoli, i nomi delle qualità, e dei meriti degni della stima e dell’ammirazione dei mortali. Una seconda intenzione, un altro fine di Bruno è di privare del titolo di virtù una quantità di pretese perfezioni, vale a dire di