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Con gran maraviglia de gli ascoltanti fu dal Trivigiano raccontata la favola: la quale dagli uomini con grandissime risa fu commendata molto, avenga che alle donne assai dispiacesse. Laonde vedendo la Signora il basso mormorio delle donne e le continove risa degli uomini, domandò che chiunque ponesse fine a’ suoi ragionamenti, e che ’l Trivigiano al suo enimma desse principio. Il quale, senza altra iscusazione fare del mordimento fatto delle donne, così disse:

Giace fra noi, signori, un bel suggetto
  Che parla, palpa, va, torna, ode e vede.
Sensi non tiene, ed è pien d’intelletto;
  Capo non ha nè man, lingua nè piede.
Nosco s’annida, intende il nostro oggetto;
  Amaci estremamente e porta fede.
Nasce una volta, e, per quanto ch’io scerno,
  Dov’egli è posto vive in sempiterno.

L’oscuro enimma dal Trivigiano per ordine narrato, diede grandissima considerazione a gli ascoltanti: e ciascuno di loro vanamente s’affaticava in darli la vera interpretazione. Laonde vedendo il Trivigiano i loro saperi esser molto lontani dalla verità, disse: Signori miei, non mi par convenevole di tenere questa orrevole compagnia si lungamente a bada. Se vi è a grado che io vi dica il parer mio, dirollo volentieri: se no, aspetterò da qualche soblime e risvegliato ingegno la risoluzione. Tutti ad una voce dissero che egli lo risolvesse. Disse adunque il Trivigiano, il suo enimma non dimostrar altro se non l’anima immortale; la quale è spirito, e non ha capo nè mani nè piedi, e fa ogni operazione: e dove è giudicata, o sia nel cielo o sia nell’inferno, eternamente vive. Piac-

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