< Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 258 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Straparola - Le piacevoli notti II.djvu{{padleft:270|3|0]]belo mai il vostro marito? All’ora la donna, da vergogna soprapresa, si tacque, nè pur disse una parola. I circonstanti stavano in aspettazione di veder questo morto; e tiratolo suso, poi che videro che egli era un becco, festeggiando con le mani e coi piedi, scoppiavano di ridere. Il Rettore, veduto il caso, giudicò il servo di buona fede, e come innocente l’assolse; nè mai si seppe del patrone cosa alcuna, e la donna con la macchia delle corna rimase.

Risero gli uomini parimenti e le donne del becco ritrovato nel pozzo, e molto più della donna che mutola era rimasa. Ma perchè l’ora passava, e molti avevano a ricitar il suo verso, la signora Veronica, senza altro comandamento, il suo enimma in tal maniera propose.

Vivo co’l capo in sabbia sotterrato,
  E stò giocondo, e senza alcun pensiero.
Giovane son, nè appena fui ben nato,
  Che tutto bianco, anzi canuto io ero.
La coda verde, e poco apprecciato
  Son dal popolo grande, ricco, altero;
Caro sol m’ha la gente vile e bassa,
  Chè mia bontà fra gran signor non passa.

Piacque a ciascuno l’enimma dalla signora Veronica raccontato; e quantunque fusse quasi in gran parte da tutti inteso, nondimeno non volse alcuno attribuirsi l’onore in esponerlo: ma lasciò la cura a lei, che l’interpretasse. La quale, veggendo che ogn’uno taceva, disse: Avenga che io sia la minima tra voi, non però resterò col mio poco ingegno di dichiarirlo, sottomettendomi tuttavia a’ più sani di me. L’intelletto adunque del mio basso enimma è il porro, che sta con il

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.