< Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 69 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Straparola - Le piacevoli notti II.djvu{{padleft:81|3|0]]che si fussero generati da te. All’ora e fratelli con molte lagrime, che giù da gli occhi cadevano, s’abbracciaro insieme; e in tal maniera s’aquietarono, che per l’avenire non fu mai più parola tra loro: e sì fattamente in tranquilla pace vissero, che li figliuoli e i nepoti dopo la loro morte ricchissimi rimasero.

Piacque molto a tutta la compagnia il compassionevole caso occorso a gli amorevoli fratelli; e fu sì pietoso, che indusse, non che le donne, ma anco gli uomini a piagnere: pensando quanto era stato l’intiero amore che portava Ermacora ad Andolfo suo fratello, e con quanta virtù e umanità egli aveva acquetata l’ostinata mente del fratello, calpistrando della malvagia fortuna le valorose forze. Ma perchè la prudente Signora vedeva gli uomini parimente e le donne rasciugarsi gli occhi per le già sparse lagrime, fece di cenno che ogniuno cessasse di piangere; e impose a Lionora che con l’enimma seguisse: la qual umile e ubidiente così disse.

Quando ben miro in questa parte e in quella,
  Uscir veggio fra noi cose leggiadre.
Vergine essendo ritondetta e snella,
  Divenni madre, e figlia di mio padre.
E con il latte della mia mammella,
  Pascei un figlio sposo di mia madre.
Benigno sangue nobile e ben nato,
  Ch’ora nodrisci chi t’ha generato.

Finito che ebbe Lionora il suo enimma, non poco comendato da tutti, levossi uno in piedi, e fece motto d’intenderlo; ma la sua isposizione fu vara e assai lontana dal vero. Di che Lionora sorrise alquanto; e in tal guisa lo risolse. Era uno innocente vecchio contra giustizia impregionato e a morte condannato.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.