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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:117|3|0]]blico, egli faticò contro il vento e nella salita; ma quella fatica non aveva nulla a vedere con quella affannosa e dolorosa della notte. Nella chiara, fresca mattina, egli pareva lieto di fare dell’esercizio muscolare all’aria aperta.

Non pensava alle parole che avrebbe dirette ad Angiolina. Era troppo sicuro del fatto suo per aver bisogno di preparazione, troppo sicuro di saperla ferire e abbandonare.

Venne ad aprirgli la madre di Angiolina. Lo condusse nella stanza della figlia che stava vestendosi in quella accanto, e poi, come al solito, si offerse di fargli compagnia.

Questa nuova dilazione, sia pure di pochi minuti, lo fece soffrire. — Angiolina è venuta tardi a casa questa notte? — chiese con un vago proposito di fare delle indagini.

— È stata col Volpini in caffè fino alla mezzanotte — rispose la vecchia d’un fiato e la frase parve conglutinata in quella voce nasale.

— Ma Volpini non è partito ieri? — chiese Emilio sorpreso dell’accordo fra madre e figlia.

— Aveva da partire, ma perdette il treno e dovrebb’essere partito adesso adesso.

Egli non volle far capire alla vecchia di non crederle, e stette zitto. La cosa era divenuta molto chiara e non c’era la possibilità d’ingannarlo o di renderlo dubbioso. La menzogna che avevano inventata era stata prevista dal Balli.

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