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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:119|3|0]]lava, quasi avesse voluto stordirlo, e gli diede il tempo di rimettersi.

Perchè disperarsi, perchè indignarsi di leggi di natura? Angiolina era stata perduta già nel ventre della madre. L’accordo con la madre era in lei la cosa più odiosa. Perciò essa non meritava rimbrotti, vittima essa stessa di una legge universale. Rinasceva finalmente in lui l’antico naturalista convinto. Non seppe però rinunziare alla vendetta.

Angiolina s’era dovuta finalmente accorgere del suo strano contegno. Si volse a lui: — Non m’hai dato neppure un bacio disse con aria di rimprovero.

— Io non ti bacerò mai più! — rispose egli calmo, guardando quelle labbra rosse, cui rinunziava. Non trovava altro e si alzò. Non aveva neppur lontanamente l’idea di andarsene perchè quella breve frase non poteva esser tutto, non era ancora un giusto compenso a tante sofferenze. Voleva però far credere che con quella frase egli volesse abbandonarla. Infatti sarebbe stato un atto dignitosissimo che avrebbe chiusa quella bassa relazione.

Ella indovinò tutto e, credendo ch’egli non volesse darle tempo alla difesa, soggiunse seccamente: — Infatti ho fatto male a dirti che quell’uomo fosse Volpini. Non era lui! Fu Giulia che mi pregò si dicesse così. Quell’uomo era in nostra compagnia per lei. Ella fece compagnia a noi, ed era perciò giusto che per una volta non le rifiutassi di accompa-

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