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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:130|3|0]]dicolo. Ognuno può amare chi gli pare e piace. — Gli pareva di dire tutto questo al Balli.

Il vento era cessato del tutto, e la giornata aveva assunto un vero aspetto primaverile. In altro stato d’animo una giornata simile di libertà sarebbe stata una gioia per lui; ma era libertà quella per cui non gli era concesso di andare da Angiolina?

Eppure ci sarebbero stati dei pretesti per andarci subito. Se non altro, egli poteva avvicinarla per farle dei nuovissimi rimproveri. Infatti egli non aveva mai sospettata l’esistenza di quegli imberbi che avevano preceduto il Merighi e di cui gli aveva parlato quel giorno il Sorniani. — No! — disse ad alta voce. — Una debolezza simile mi getterebbe in sua balìa. Pazienza. Dieci o quindici giorni. Ella s’avvicinerà per la prima. — Ma in tanto che cosa avrebbe fatto quella prima mattina?

Leardi! Il bel giovane, biondo e robusto, dal colorito di giovinetta su un organismo virile, passava il Corso, serio come sempre, vestito di un soprabito chiaro che faceva proprio per quella tepida giornata d’inverno. Il Brentani ed il Leardi appena appena si salutavano, tutt’e due molto superbi quantunque per ragioni molto differenti. Emilio di fronte a quel giovanotto elegante ricordava d’essere il letterato di una certa riputazione; l’altro invece credeva di poter trattarlo dall’alto al basso perchè lo vedeva vestito meno accuratamente e non l’aveva mai trovato in nessuna delle grandi case della città ove egli invece era accolto a braccia aperte. Avrebbe però ama-

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