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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:138|3|0]]pessimo umore — disse per tenere la conversazione su un tono leggero.

Emilio protestò d’essere stato d’umore ottimo. — Non ricordi l’allegria che avevo questa mane?

Amalia aveva raccontata la storia della loro disputa con molta grazia; si capiva che parlandone aveva voluto soltanto divertire il Balli. Aveva dimenticato ogni risentimento, e non ricordava neppure ch’egli le avesse domandato scusa. Egli se ne sentiva profondamente offeso.

Quando i due uomini si trovarono soli sulla via, il Balli disse — Guarda come siamo liberi ora tutt’e due, non è meglio così? — e s’appoggiò affettuosamente al braccio dell’amico.

Ma l’altro non l’intendeva così. Comprese ch’era suo dovere di mostrarsi altrettanto affettuoso e disse: — Certo. È meglio così, ma io saprò apprezzare questo novello stato soltanto di qui a molto tempo. Per il momento mi sento molto solo anche accanto a te. — Senz’esserne stato richiesto, raccontò della visita fatta la mattina in via Fabio Severo. Non disse d’esserci stato anche la notte. Parlò del suono d’angoscia percepito nella voce d’Angiolina. — È stato solo quello che m’ha commosso. Era duro di lasciarla proprio nel momento in cui me ne sentivo amato.

— Conserva quel ricordo — gli disse il Balli insolitamente serio — e non vederla mai più. Accanto a quel suono d’angoscia ricorda sempre anche lo stato in cui venivi posto dalla tua gelosia e ti passerà ogni desiderio di avvicinarla più.

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