Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 139 — |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:143|3|0]]malia, tutto era possibile. Risolse d’imprendere la guarigione d’Amalia. Avrebbe incominciato coll’allontanare di casa lo scultore, il quale, da qualche tempo, benchè senza sua colpa, era divenuto apportatore di sventura. Se non ci fosse stato lui, la relazione con Angiolina sarebbe stata più dolce, non complicata da tanta amara gelosia. Anche la separazione sarebbe stata ora più facile.
La vita di Emilio in ufficio era dolorosissima. Gli costava un grande sforzo dedicare la propria attenzione al lavoro. Ogni pretesto gli era buono per lasciare il suo tavolo, e dedicare ancora qualche istante ad accarezzare, cullare il proprio dolore. La sua mente sembrava destinata a questo e quando poteva cessare dallo sforzo di attendere ad altre cose, essa ritornava da sè alle idee predilette, se ne riempiva come un vaso vuoto, ed egli provava proprio il sentimento di chi s’è potuto togliere dalle spalle un peso insopportabile. I muscoli si riànno, si stendono, ritornano alla loro posizione naturale. Quando finalmente batteva l’ora in cui egli poteva lasciare l’ufficio, si sentiva addirittura felice, sebbene per pochissimo tempo. Dapprima s’ingolfava con voluttà nei suoi rimpianti e desideri che divenivano sempre più evidenti e ragionati; ne godeva finchè non s’imbatteva in qualche pensiero di gelosia che lo faceva fremere dolorosamente.
Il Balli lo attendeva sulla via. — Ebbene, come va?
— Così così — rispose Emilio stringendosi nelle