< Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

— 149 —

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:153|3|0]]Quel collo magro non s’era dimagrito vieppiù negli ultimi giorni?

Ella ritornava a tavola a sedersi accanto a lui, ed egli pensava: — Ecco! Con quell’aspetto calmo, ella ha deciso di aspettare altre ventiquattr’ore. — Ammirava! Egli non aveva saputo aspettare neppure una notte.

— Perchè non viene più il signor Balli? — chiese essa il giorno appresso riponendo il bicchiere. — Io credo che con noi non si diverta abbastanza, — disse Emilio dopo una breve esitazione, deciso di dire qualche cosa che facesse capire ad Amalia lo stato d’animo del Balli. Non parve ch’ella desse molta importanza a tale osservazione, e pose il bicchiere con grande attenzione nel solito cantuccio.

Egli intanto aveva risolto di non lasciarla più in quei dubbi. Quando vide sul vassoio tre tazze in luogo di due, le disse: — Potresti risparmiarti la fatica di preparare il caffè per Stefano. È probabile che per lungo tempo egli non venga più.

— Perchè? — chiese essa con la tazza in mano, pallidissima.

A lui mancò il coraggio di dire le parole già preparate: — Perchè non vuole. — Non era meglio aiutarla nella sua finzione, e permetterle di domare lentamente il suo dolore senza trascinarla a tradirsi, con una rivelazione cui ella non era ancora preparata? Le disse che non credeva che il Balli potesse venire più a quell’ora perchè s’era messo a lavorare accanitamente.

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.