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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Svevo - Senilità, 1927.djvu{{padleft:20|3|0]]a lui non fosse piaciuto — e agiato commerciante. Costui le si era avvicinato con i propositi più onesti; l’aveva levata dalla famiglia che non gli piaceva troppo e fatta accogliere in casa dalla propria madre. — Dalla propria madre! — esclamava Sorniani. — Come se quello sciocco — gli premeva di far apparire sciocco l’uomo e disonesta la donna — non si fosse potuta godere la ragazza anche fuori di casa, non sotto gli occhi della madre. Poi, dopo qualche mese, Angiolina ritornò nella casa donde non sarebbe mai dovuta uscire e Merighi con la madre abbandonò la città dando a credere di essere impoverito in seguito a speculazioni sbagliate. Secondo altri la cosa sarebbe proceduta in modo un po’ diverso. La madre del Merighi, scoperta una tresca vergognosa di Angiolina, avrebbe scacciata di casa la ragazza. — Non richiesto fece poi delle altre variazioni sullo stesso tema.
Ma era troppo evidente ch’egli si compiaceva di sbizzarrirsi su quell’argomento eccitante e il Brentani non ritenne che le parole cui poteva prestare fede intera, i fatti che dovevano essere notorii. Egli aveva conosciuto di vista il Merighi e ne ricordava la figura alta d’atleta, il vero maschio per Angiolina. Rammentava di averlo sentito descrivere, anzi biasimare, quale un idealista nel commercio: un uomo troppo ardito, convinto di poter conquistare il mondo con la sua attività. Infine, dalle persone con le quali aveva da fare giornalmente nel suo impiego, aveva saputo che quell’arditezza era costata cara al Merighi